La Commissione Europea ha scalato le marce nella conduzione della riforma del Benchmark Regulation, che avrebbe dovuto condurre il varo del “nuovo Euribor” entro la fine dell’anno. Ed invece, l’UE ha concesso due ulteriori anni di tempo alle banche per adeguarsi, rendendo molto più lenta e graduale la migrazione tra l’attuale sistema di calcolo del parametro al nuovo e ibrido meccanismo di conteggio.
Come viene calcolato l’Euribor
Per comprendere che cosa potrebbe accadere nel prossimo futuro, val la pena cercare di soffermarsi sull’attuale e discusso sistema di calcolo dell’Euribor, un parametro utile per poter ancorare il costo del denaro a un termine di riferimento interbancario europeo, e frutto della partecipazione volontaria di 20 principali banche europee ad un panel che quotidianamente aggiorna le informazioni sui tassi applicati alle operazioni interbancarie a breve scadenza.
Così facendo, l’Euribor si è storicamente prestato a facili critiche e accuse di manipolazione. Tanto che, dopo lunghe discussioni, il legislatore europeo ha deciso di intervenire sul settore andando a ipotizzare una riforma che si preannunciava – e si è dimostrata – particolarmente complessa e tentennante.
Anche se per il momento non si hanno ancora dati concreti a disposizione, quel che pare è che il nuovo Euribor sarà contraddistinto da un meccanismo ibrido, in grado non solamente di valutare la propria entità sulla base delle effettive operazioni, quanto altresì da altre fonti informative che potrebbero avvicinare maggiormente alla realtà il proprio valore.
Cosa cambia per i nostri mutui
Ma che cosa cambia per i nostri mutui in seguito all’avvento del nuovo Euribor?
Come noto, l’Euribor è il parametro di riferimento di (quasi) tutti i mutui a tasso variabile applicati in Italia. Per questo motivo, è certo che la riforma del Benchmark Regulation impatterà su miliardi di dollari di debiti in essere, e di debiti futuri.
Fermo restando quanto sopra, rimane da comprendere quale sarà l’effettivo discostamento del nuovo Euribor da quello attuale, in una situazione in cui non si hanno molti dati ufficiali a disposizione. Le prime stime effettuate dagli analisti suggeriscono però che il gap rispetto al parametro calcolato con l’odierno meccanismo di calcolo dovrebbe essere piuttosto ridotto, e forse nell’ordine di 1-5 punti base.
Se così fosse, difficilmente il mutuatario “medio” si accorgerà di uno scostamento nel valore delle rate del proprio piano di rimborso, a suo beneficio o a suo pregiudizio. Nulla varierà, inoltre, sotto il profilo giuridico: i contratti dei finanziamenti in essere non subiranno alcuna modifica, considerato che il parametro non muterà, ma cambierà solo il suo sistema di aggiornamento.
Insomma, in attesa di saperne di più, e di poter consultare dei provvedimenti ufficiali in materia, sembra che la riforma così temuta e così complessa, alla fine non produrrà grandi cambiamenti per i mutuatari italiani ed europei. Il nuovo parametro dovrebbe comunque essere effettivamente più attinente al reale costo del denaro interbancario, sminuendo così l’opacità che finora lo ha caratterizzato.