Confermando buona parte delle valutazioni sull’evoluzione di breve termine del costo delle operazioni di finanziamento per acquisto abitazioni, i tassi di interesse sui mutui casa si confermano ai minimi storici, erodendo gli incrementi pur marginali che erano stati illustrati tra la fine del 2018 e l’inizio del nuovo anno.
Il bollettino mensile ABI ci suggerisce in tal proposito come il tasso medio sui nuovi mutui casa sia stato pari all’1,87% nel corso dell’ultimo mese di rilevazione, contro l’1,91% di febbraio e il 5,72% di fine 2007. Si conferma una netta preferenza per il tasso fisso: appare evidente la volontà, da parte dei nuovi mutuatari italiani, di approfittare di un livello molto basso del costo del denaro (forse irripetibile, nel medio termine), e dunque di poter “congelare” l’onerosità del mutuo per l’intera durata, ponendosi al riparo dai probabili incrementi dell’Euribor, che dovrebbero comparire nelle prossime stagioni.
È sempre il bollettino mensile dell’ABI, pubblicato pochi giorni fa, a confermare inoltre come sia positiva la dinamica dei prestiti bancari, con una crescita del mercato dei mutui pari al 2,5% su base annua in riferimento all’ammontare totale dei finanziamenti di settore in essere presso le famiglie italiane.
Qualità del credito, buone notizie
Passiamo dunque alla qualità del credito. Un elemento statistico che, da diversi anni a questa parte, continua a riservare buone notizie per il sistema bancario italiano.
In tale scenario l’ultimo bollettino ABI non compie certamente eccezioni, considerato che le sofferenze nette, ovvero al netto delle svalutazioni e degli accantonamenti già effettuati dalle banche con risorse proprie, sono state pari a 33,6 miliardi di euro, in deciso calo (- 21 miliardi di euro) rispetto ai 54,5 miliardi dell’anno precedente (- 38,3%) e ancor di più (- 43,4 miliardi di euro) rispetto a due anni fa (- 56,3%). Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, toccato a novembre 2015, oggi la riduzione è di più di 55 miliardi di euro (- 62,1%).
Il rapporto sofferenze nette / impieghi totali è lievemente salito all’1,95% (ex 1,93% il mese precedente), contro il 3,16% di un anno fa e contro il picco del 4,89% del mese di novembre 2015. Anche se si tratta del secondo mese consecutivo di risalita, dopo il calo straordinario di dicembre 2018, il livello è ancora inferiore alla soglia psicologica dei 2 punti percentuali.
La raccolta da clientela
Sull’altro piatto della bilancia la raccolta da clientela cresce dell’1,2% su base annua, grazie al positivo contributo dei depositi (conti corrente, certificati di deposito, pronti contro termine), aumentati nel frangente di 43 miliardi di euro (+ 3% a/a), contro una flessione della raccolta obbligazionaria per 23 miliari di euro (- 8,6%).
Il tasso di interesse medio corrisposto sul totale della raccolta bancaria è pari a 0,60%, stabile rispetto al mese precedente. Risulta essere stabile anche il tasso sui depositi di conto corrente, a risparmio e certificati di deposito (0,36%), mentre è in lieve incremento il tasso sui pronti contro termine (1,73%, ex 1,68%). In marginale contrazione il rendimento delle obbligazioni in essere (2,32%, ex 2,33%).
Infine, spread fra tasso medio sui prestiti e tasso medio su raccolta, ancora su livelli storicamente molto bassi: 198 punti base a marzo, contro i 199 punti base del mese precedente e i 335 punti base toccati alla fine del 2007.