Stando a quanto asseriscono i dati dell’Osservatorio del mercato immobiliare italiano, aggiornati al 31 dicembre 2016, le proprietà abitative censite negli archivi catastali corrispondono a una rendita complessiva di 16,9 miliardi di euro, in lieve crescita (83 milioni di euro in più ripsetto al 2015). Parte preponderante della rendita catastale (92% circa) è attribuita alle proprietà delle persone fisiche, per 15,6 miliardi di euro. Ne consegue che la quota rimanente, pari a 1,3 miliardi di euro, è ricondotta alle abitazioni nelle mani delle persone non fisiche, mentre sono solo 3 i milioni di euro derivanti da rendite catastali di abitazioni censite tra i beni comuni.
Per quanto concerne la ripartizione della rendita catastale, si tenga conto come la quota delle abitazioni di proprietà delle persone non fisiche supera il 20 per cento per le abitazioni signorili (A/1), e giunge a quasi il 60% per le abitazioni di maggior pregio (A/9). Per le ville (A/8) e per le abitazioni tipiche dei luoghi (A/11), invece, la quota di rendita catastale delle unità delle persone non fisiche è superiore a un quarto del valore complessivo.
Sempre dai dati forniti dall’OMI emerge inoltre come la rendita catastale media per unità immobiliare sia pari a circa 480 euro, con una media di 500 euro per quanto concerne le proprietà delle persone non fisiche, e punte di oltre 4 mila euro per le abitazioni di maggiore pregio, sempre delle persone non fisiche. Sono invece inferiori a 100 euro le rendite medie delle abitazioni popolari, ultra popolari o tipiche dei luoghi.
In riferimento alle proprietà abitative nelle mani delle persone fisiche, la rendita catastale media è pari a 484 euro, con punte di 2.865 euro per la A/1, 2.760 euro per la A/8 e 2.277 euro per la A/9. Per le categorie A/2 e A/3, le rendite catastali medie sono invece pari rispettivamente a 625 euro e 419 euro.
Complessivamente, il peso delle rendite catastali delle singole categorie risulta essere preponderante per la A/2, che contribuisce ai 16,9 miliardi di euro totali per 7,9 miliardi di euro, in aumento dello 0,7% rispetto all’anno precedente. La seconda categoria di maggiore peso è la A/3, con 5,3 miliardi di euro, in aumento dello 0,4%, mentre la terza per peso assoluto è la A/7, con 2 miliardi di euro, in aumento dell’1% su base annua. L’unica altra categoria che contribuisce con oltre 1 miliardo di euro (1,2 miliardi di euro) è la A/4, in calo dello 0,4% rispetto all’anno precedente.
Per una maggiore chiarezza dei dati espositivi, si dia uno sguardo alla seguente tabella: