Mutui casa, i tassi iniziano a crescere


I tassi di interesse sui mutui? Iniziano a crescere anche se, in buona evidenza, è molto difficile cercare di capire se si tratti dell’inizio di una strada di ripida risalita o – come afferma Bankitalia nel suo ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria – in realtà il costo del denaro per le operazioni di finanziamento di acquisto abitazioni rimarrà su soglie di convenienza ancora a lungo.

Nell’attesa, si può comunque scorgere quanto sintetizzato dallo stesso istituto di via Nazionale nel suo bollettino mensile, che certifica come i tassi di interesse sui presiti erogati alle famiglie per l’acquisto di una casa, comprensivi delle spese accessorie, siano stati pari al 2,24% contro il 2,16% di settembre, in un contesto di crescita media del costo delle operazioni di finanziamento: i tassi sulle nuove erogazioni di credito al consumo salgono infatti all’8,13%, mentre quelli sui prestiti alle società non finanziarie toccano l’1,52%.

Per quanto concerne invece gli aggregati, i prestiti al settore privato sono cresciuti del 2,7% su base annua (ex 2,9% a settembre), mentre i prestiti alle famiglie sono aumentati del 2,8% (ex 2,7%), e quelli alle società non finanziarie sono incrementati dell’1,5% (ex 1,9%).

Quotazioni immobiliari ancora deboli

Per quanto attiene la crescita delle quotazioni immobiliari, sebbene l’incremento dei prezzi prosegua in tutti i Paesi europei, tale trend di macro area non sembra interessare l’Italia, dove il ciclo immobiliare è contraddistinto da condizioni di debolezza, e dove i valori al metro quadro stentano – al di là di alcune zone territoriali – a rafforzarsi.

Per i tecnici di via Nazionale, il 2019 non dovrebbe costituire una vera e propria rivoluzione: la dinamica dei prezzi delle case sarà ancora debole ma, comunque, si registrerà un primo miglioramento dei valori, tanto da convertire il segno meno in un più

Tassi mutui, valori bassi anche nel 2019

Giungiamo infine a un’osservazione sulla presumibile evoluzione dei tassi di interesse applicati ai mutui nel corso del 2019.

Come abbiamo già visto, il mese di ottobre ha rappresentato un punto di potenziale ripartenza del costo del denaro, con un primo incremento di 8 bp su base mensile che, probabilmente, è figlio legittimo dell’aumentato rendimento dei titoli di Stato italiani.

Proprio l’effetto spread sembra essere il pericolo maggiore temuto da Bankitalia che, se nel suo rapporto sulla stabilità finanziaria conferma che i tassi non cresceranno in misura significativa nei prossimi trimestri, chiarisce anche che se i rendimenti dei titoli di Stato italiani dovessero mantenersi sugli attuali livelli, potrebbero ampliarsi i margini applicati dalle banche a Euribor (per i tassi variabili) e Irs (per i tassi fissi), con conseguente apprezzamento del costo delle operazioni di mutuo.

Riflessioni che, comunque, sembrano valere in maniera quasi esclusiva per le nuove operazioni: Bankitalia comunica infatti che circa il 40% delle consistenze dei mutui è a tasso fisso per almeno 10 anni, e che i mutui a tasso variabile sono indicizzati all’Euribor, non direttamente influenzato dall’aumento del rischio sui titoli sovrani tricolori.

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