Barometro CRIF, nuova flessione delle richieste di mutui e surroghe


Stando ai dati recentemente elaborati all’interno del Barometro CRIF, nel mese di novembre le interrogazioni relative alle richieste di nuovi mutui e surroghe sono calate del 20,4% a/a, trascinando in un -10,3% a/a il dato relativo ai primi 11 mesi dell’anno. Una contrazione apparentemente grave, che tuttavia cela in via principale (e quasi esclusiva) il fatto che gli italiani stanno prevedibilmente perdendo interesse per la componente di surrogabilità dei finanziamenti già erogati.

Le surroghe: da traino a pesante fardello

Si delinea in tal modo la lenta trasformazione della valutazione delle surroghe sul comparto creditizio immobiliare italiano. Le operazioni di sostituzione dei mutui casa, che negli anni più difficili della ripresa del mercato creditizio avevano svolto il ruolo di locomotiva, permettendo alle banche di mantenere dei volumi soddisfacenti di erogato, finiscono dunque oggi per giocare il ruolo inverso, avendo contribuito a “inquinare” (il virgolettato è d’obbligo) le basi statistiche di partenza.

Insomma, se alle surroghe va sicuramente riconosciuto il merito di aver generato una importante mole di transazioni negli ultimi anni, è anche vero che alle stesse va ora imputata la conseguenza statistica di determinare dei raffronti impietosi, con conseguenti flessioni a doppia cifra da parte di un mercato creditizio che sta lentamente cercando il ritorno alla normalità.

Le ultime statistiche di novembre

Per avere ulteriore consapevolezza delle valutazioni di cui sopra, sia sufficiente ricordare come gli importi richiesti nel 2017 stiano gradualmente premiando le fasce maggiori, e che una simile evidenza è altresì formulabile per quanto concerne le durate, sempre più orientate verso piani di ammortamento discretamente estesi.

Il Barometro CRIF evidenza così che la fascia di importo richiesto più gettonata è ancora quella tra i 100 e i 150 mila euro (29,3%), ma quella tra i 150 e i 300 mila euro sia ora salita al 20,4%, guadagnando 0,8% su base annua, a discapito di quella tra i 75 e i 110 mila euro, che ha perso lo 0,6% a 20,5%.

Per quanto invece riguarda la durata del finanziamento, l’estensione media temporale tende a premiare le fasce sopra i 20 anni, con quella tra i 25 e i 30 anni che guadagna l’1,8% al 22,2%, contro una flessione relativa di quelle più contenute (in particolar modo, la fascia tra i 5 e i 10 anni perde l’1,8% al 10,2%).

E per il futuro a breve termine? Salvo impreviste variazioni, tutto lascia presagire che il trend che abbiamo avuto modo di osservare in questa parte finale del 2017 possa prolungarsi con naturalezza anche nel 2018, permettendo così alle operazioni di finanziamento immobiliare di potersi reggere sempre più sulle nuove erogazioni, e sempre meno sulle surroghe. Una situazione che, statisticamente, potrebbe favorire una stabilità del dato delle nuove concessioni, con parentesi mensili positive, denotando così una fase di rinnovata maturità di un mercato che ha giocato sull’altalena gli ultimi 10 anni.

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